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Modica: Regnum in regno

Un week end trascorso a Modica è un week end garantito, un sicuro successo per gli occhi e per il palato: un sacco di cose belle da vedere e una miriade di specialità da gustare. Modica, infatti, è un’accogliente e prosperosa città apprezzata per i suoi splendidi monumenti barocchi e per la sua seducente tradizione culinaria e dolciaria. Gli straordinari scenari architettonici e naturali che si intrecciano e si rincorrono tra la parte alta e la parte bassa del suo abitato hanno ispirato suggestive definizioni come: “città di merletto” e “città presepe”. Gesualdo Bufalino nel suo romanzo Argo il cieco, l’ha paragonata ad una melagrana spaccata. L’UNESCO, nel 2002, l’ha proclamata patrimonio dell’umanità.

Ma a contribuire, in maniera determinante e sorprendente, al suo recente notevole incremento turistico e a far conoscere il suo cioccolato in tutto il mondo, sono stati Il commissario Montalbano e Il Maurizio Costanzo Show. Sembra incredibile, ma basta chiedere alla gente del posto e vi confermerà l’affermazione. In effetti, molte delle sequenze più belle della fortunata serie televisiva tratta dai romanzi di Andrea Camilleri, sono state girate proprio a Modica e nei suoi luoghi più rappresentativi: il magnifico Duomo di San Giorgio – la Trinità dei Monti siciliana! ; lo storico Palazzo Polara; il caratteristico Teatro Garibaldi… sono stati ammirati da milioni e milioni di persone. E poi, il popolare presentatore di Canale 5, in una puntata del suo seguitissimo show, ha dedicato al cioccolato azteco modicano un appassionato spot personale. In compagnia di Franco Ruta - titolare della “Dolceria Bonajuto”- e del “gastronauta” Davide Paolini, Maurizio Costanzo ha degustato, davanti ad un primissimo piano della telecamera, una barretta modicana e, platealmente rapito da un’estasi di godimento, si è lasciato andare ad una descrizione della squisitezza di quel cioccolato, in maniera così coinvolgente che persino agli anacoreti in ascolto, quella sera, sarà venuta l’acquolina in bocca. Modica è stata la più grande, ricca e potente contea della Sicilia. “Regnum in regno” era il suo motto, e il suo territorio si estendeva fino alle attuali province del nisseno, del palermitano e del trapanese. Nonostante sia stata coinvolta dal tragico terremoto del 1693 che colpì tutto il Val di Noto, Modica continuò ad essere, fino ai primi decenni del Settecento, la terza città più popolata della Sicilia. Durante il fascismo fu sospettata di essere un covo di anarchici e socialisti e così nel 1926, Mussolini preferì promuovere la rivale Ragusa a capoluogo di provincia. Il suo nome viene fatto derivare dal fenicio “Mùtika” (albergo, dimora), ma anche dal siculo “Mùrica” (roccia nuda). Il centro abitato sorge sulla confluenza dei torrenti Pozzo dei Pruni e Janni Mauro - ormai naturalmente asciutti e coperti nel tratto urbano - che si uniscono a formare il fiume Modicano, il cui alveo è stato coperto nei primi del Novecento divenendo l'odierno corso Umberto I, asse principale della città. Un tempo, lungo le sue rive sorgevano una ventina di mulini ad acqua e sugli argini dei torrenti erano in funzione una quantità enorme di ponti per consentire il transito da un lato all’altro. Lo scenario doveva essere così suggestivo che in una delle prime edizioni della famosa Enciclopedia Treccani, Modica fu definita: “la città più caratteristica d'Italia dopo Venezia”. E se dei mulini ad acqua e dei ponti non è rimasta traccia, ancora oggi, nella città vecchia, si possono invece ammirare le caratteristiche case addossate le une sulle altre, costruite come estensione delle antiche grotte e la necropoli del Quartiriccio con le sue tombe a forno scavate nella roccia e risalenti all’età del bronzo. L’impianto medievale di Modica, caratterizzato dalle sue labirintiche viuzze e dalle  sue lunghe scale, aggrovigliato attorno allo sperone della collina del Pizzo sul quale svettava il maestoso Castello, ha conquistato il cuore del poeta e scrittore  Lionello Fiumi che tornando nella sua Verona ha scritto uno dei ritratti più belli della capitale del “Regno nel regno”: “Modica è un'inaspettata meraviglia... È un effetto bizzarro, unico, qualcosa di addirittura irreale come visto nel prisma deformante del sogno, come un immenso fantasmagorico edifizio di fiaba, il quale, anziché di piani, fosse fatto di strati di case. Da questo accastellarsi, svettano campanili e campanili…”. E in effetti,  le principali chiese di Modica non si affacciano sulle piazze, ma su imponenti e scenografiche scalinate modellate sui declivi delle colline. La chiesa Madre di San Giorgio con i suoi 250 gradini è il monumento simbolo della città. La sua spettacolare facciata è caratterizzata  da superfici concave e convesse che soprattutto al tramonto, assorbendo la luce del sole, creano suggestivi effetti di chiaroscuro. Al suo interno: spiccano le tre navate con la cupola; il polittico di Bernardino Niger che racconta episodi del vangelo e la vita di San Giorgio;  la tela dell’Assunta di Filippo Paladini e nel transetto una preziosa meridiana del 1895. Nella parte bassa, meritano una visita: la chiesa del Carmine con il suo portale e rosone gotici; la chiesa di San Domenico e le sue preziose tele del Cinquecento; la chiesa di Santa Maria di Betlem con la sua pregevolissima Cappella Palatina; la chiesa di San Pietro che accoglie i fedeli con le scenografiche statue dei dodici Apostoli. Il soggiorno a Modica si completa veramente organizzando un’escursione nella vicina Cava Ispica,  dove si possono vedere: le grotticelle sicule a forno; le catacombe cristiane con gli affreschi rupestri della “Grotta dei Santi”; i ruderi di una chiesetta bizantina; il cimitero ipogeico con le sue 460 tombe e il Castello Sicano a cinque piani, interamente incassato nella roccia.